Vivere senza slot. Storie sul gioco d’azzardo tra ossessione e resistenza, nuovadimensione, collana Dossier, in libreria dal 28 novembre 2013. ISBN 9788889100875. 16 €.
(Siamo più contenti se lo comprate in libreria, ma ecco dove acquistarlo anche online: Libreria Universitaria – Unilibro – Hoepli – Feltrinelli – ibs – MareMagnuM – DEA store – Mondadori – webster – eBay – Amazon)
Nel cuore della ricca e alacre Lombardia, Pavia è considerata “la capitale italiana delle slot machine”. Qui la crisi colpisce duro: emergenza casa, emergenza lavoro, emergenza ‘ndrangheta ed emergenza slot. E se si trattasse soltanto di aspetti diversi del declino? Quattro trentenni, un po’ per esperimento, un po’ per attivismo, decidono di occuparsi della questione usando gli strumenti e i linguaggi dei social network e delle lotte giovanili. Due di loro sono informatici e creano un sito, SenzaSlot.it, per fare una mappatura “dal basso” di tutti i bar d’Italia senza macchinette mangiasoldi. In pochi mesi ricevono 1500 segnalazioni da ogni provincia del Paese.
Nel blog di SenzaSlot.it si ragiona su cosa c’è dietro al gioco, su quali sono gli interessi che muovono la grande macchina “mangiauomini” e si dice chiaro e forte che l’azzardo non è un gioco, ma una schiavitù che colpisce soprattutto i più deboli. Nel giro di pochi mesi, SenzaSlot.it diventa un curioso fenomeno mediatico. Compare su giornali nazionali, radio, televisioni. A Pavia suscita la formazione di un fronte variegato che lo scorso 18 maggio è sfociata in una manifestazione nazionale di protesta. In Italia contribuisce a fare rete tra chi si dà da fare sul tema della lotta contro il gioco d’azzardo (alcuni esempi tra i tanti: Libera, la comunità di S. Benedetto al Porto di Genova, il Nuovo Cinema Palazzo a Roma).
La lobby dell’azzardo legalizzato prende le contromisure e presenta un esposto che sembra accusare il Collettivo di essere niententepopodimenoché… una banda di terroristi!
La risposta del Collettivo è questo libro: Vivere senza slot. Storie sul gioco d’azzardo tra ossessione e resistenza. Al confine tra narrativa e giornalismo d’inchiesta, il libro affianca agli eloquenti dati sul dilagare incontrollato del fenomeno storie significative: dal giocatore d’azzardo compulsivo che lotta per smettere al barista messo sotto scacco dalle concessionarie di slot machine, dallo psicoterapeuta che combatte contro l’azzardo patologico all’installatore che, pur vivendo di questo business, vorrebbe poter tornare a installare flipper e videogame.
Un libro in cui si affrontano argomenti come il declino del Nord, sempre di più preda degli interessi economici della criminalità organizzata; il dramma dei giocatori patologici e di quelli cosiddetti “normali”; l’ipocrisia della comunicazione propagandistica dietro la quale si nascondono gli interessi di potenti lobby; l’azione dei mass media di fronte a un piccolo gruppo di controinformazione; i social network come terreno di battaglia politica.
Oltre a ripercorrere la storia curiosa dei primi mesi del Collettivo, nel libro entrano molte voci: quelle di vari gruppi no slot, quelle di psicologi come Mauro Croce e Claudio Dalpiaz, quelle di esperti di gioco e videogioco come Beniamino Sidoti, Paolo Pedercini di Molleindustria e Ivan Venturi, quelle di attivisti antimafia e della sinistra a cui viene data la parola negli interludi tra i capitoli. Il risultato è un esperimento riuscito di scrittura collettiva che combina registri e forme diverse (il racconto, l’intervista, lo scambio di email e chat, il saggio) e finisce per usare il gioco d’azzardo come pretesto per gettare uno “sguardo obliquo” sulla nostra società. E, magari, provare a cambiarla.
Si parla già di questo libro su Carmilla.
Qui potete scaricare la scheda stampa e le bio.
Chi volesse organizzare una presentazione, ci scriva a info@senzaslot.it e saremo molto contenti di partecipare!
Il coraggio e’ la virtù dei forti!!
Bell’aiuto!! 16 euro le metto nella slot almeno ho la possibilità di beccare qualche centone e il divertimento è assicurato.
Se davvero volete aiutare i malati di ludopatia fatelo gratis, per puro spirito di coscienza, o meglio quando trovate qualche giocatore che ha perso tutto aiutatelo dantogli un cinquantino per rifarsi.
Abbiamo troppo rispetto per i giocatori compulsivi per pensare che un idiota come te possa essere davvero uno di loro. Devi essere un altro di quelli che per il proprio profitto cercano di far ammalare la gente e poi vanno su Internet a trollare; c’è qualche pagina del libro dedicata proprio a voi.
Se un operatore del settore del gioco d’azzardo legale intervenisse su questo tema,
non userebbe certo questi termini, che sono idioti oltre che controproducenti.
Suggerire di dare soldi a una persona affetta da dipendenza da gioco per rifarsi delle
perdite è un atto (o un pensiero) detestabile, ai limiti del criminale. Io lavoro nel settore, presso un concessionario dello stato, e sono a conoscenza della estrema delicatezza di queste tematiche. Il settore del gioco sta prendendo coscienza dell’impatto che può avere a livello sociale, anche se, va detto con chiarezza, i numeri della cosiddetta “ludopatia” sono ancora da detrminare con precisione.
Non avere slot machine nel proprio bar è una scelta che va rispettata, e per quanto possibile, protetta. Invito però a riflettere sul fatto che abolire del tutto il gioco d’azzardo potrebbe portare a una nuova “immersione” del fenomeno, con effetti davvero devastanti, sociali, prima ancora che fiscali.
Concludo dicendo che grazie all’anonimato si possono creare anche FINTI TROLL.