Avevamo ragione noi: la legge lombarda lascia le slot dove sono

Sabato mattina siamo stati ricevuti dal questore di Pavia Ivana Petricca con apprezzabile solerzia, per fare il punto e confrontarci sulla interpretazione della nuova legge regionale contro l’azzardo.

C’eravamo noi del Collettivo Senza Slot, c’erano Sandra Basti, Giorgio Tiraboschi e Raffaella Guglielmann di Libera Pavia, c’era Luca Casarotti dell’Osservatorio Antimafie, c’era il consigliere comunale Walter Veltri della lista Insieme per Pavia, c’era Francesco Polidoro di SEL, oltre a una dirigente della Polizia Locale. Anche esponenti politici del PD e del M5S avevano sottoscritto la nostra richiesta di incontro col questore ma non sono potuti essere presenti.

Quest’incontro si è reso necessario perché diverse realtà dell’ampio e variegato movimento antislot pavese sono state escluse dall’incontro che Maroni e Comune hanno promosso lo scorso 7 novembre per la presentazione della legge antislot a Pavia, lasciando irrisolti i nostri dubbi.

Ebbene, si è verificato esattamente ciò che temevamo: sia il questore sia la Polizia Locale hanno smentito categoricamente la possibilità di revocare le vecchie licenze già concesse, anche per quelle che violano la distanza minima di 500 metri dai luoghi sensibili in città, smentendo così anche le parole del Presidente Maroni rilasciate ad una giornalista della stampa locale l’8 novembre scorso: “Revocherò anche le vecchie licenze“.

Insomma, Maroni ha mentito: la legge regionale, per come è scritta, non revoca assolutamente le autorizzazioni esistenti, si limita ad intervenire sulle nuove installazioni. Questo vale anche per il regolamento di polizia urbana varato nel 2012 dal Comune di Pavia. Ma il territorio lombardo e pavese sono già saturi di macchinette, possibile che il sindaco e il presidente della regione non se ne siano ancora accorti?

Le bugie hanno le gambe corte.

Le bugie hanno le gambe corte.

A questo punto, l’unico modo che ha Maroni per tenere fede alla sua promessa è provvedere con una norma d’interpretazione autentica, in cui si dicono esattamente le cose che ha detto il 7 novembre. Maroni, come presidente della giunta regionale, può chiedere al consiglio regionale di approvare una norma che vada in questa direzione, visto l’impegno cogente che si è assunto a Pavia. Se non lo farà, si prenderà la responsabilità politica di preferire le chiacchiere ai fatti.

Resta inteso che dal nostro punto di vista anche una ipotetica norma di questo genere non sana le altre criticità della legge, che abbiamo già spiegato.

Ancora una volta, alla luce di quanto ci è stato ben spiegato anche da questore e polizia locale, Regione e Comune l’hanno sparata un po’ grossa. A Pavia tutto resterà uguale e la strada è ancora troppo lunga prima di poter cantare vittoria.

A noi che dal primo momento non abbiamo creduto al trionfalismo dei consiglieri regionali, della Lega Nord e del sindaco, resta solo una cosa da fare: monitorare con molta attenzione. In sede di valutazione semestrale degli effetti di questa legge bisognerà farsi sentire per chiedere che venga varata una vera normativa antislot al posto di questa iniziativa propagandistica, per cambiare davvero lo stato delle cose a Pavia come in tutta la Lombardia.

Non ci fermerete con delle belle parole!

Pubblicato in Notizie locali, Pavia
2 commenti su “Avevamo ragione noi: la legge lombarda lascia le slot dove sono
  1. Maurizio ha detto:

    Vi eravate illusi?

    • mauro ha detto:

      Assolutamente no, Maurizio. 🙂
      Solo che volevamo obbligare i furbacchioni a giocare a carte scoperte.

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