Parte dagli amici di Lucca Comics & Games una lettera aperta firmata da ludologi, giocologi, educatori, animatori ludici, autori ed editori di giochi sani e che porta l’inequivocabile titolo “L’azzardo non è un gioco”. In questa lettera si lancia un appello chiaro e forte a dare il proprio nome alle cose, perché come abbiamo anche scritto nel nostro libro le parole sono importanti: costruiscono il nostro immaginario e possono anche colonizzarlo. In Italia, però, non si usano le parole giuste e si arriva così al punto in cui due concetti distinti e diversi, il gioco e il gioco d’azzardo, vengono indicati con lo stesso nome, gioco, scippando al “ludus” la sua funzione sociale e socializzante, ricreativa ed educativa e confondendolo con il venefico concetto di azzardo. Succede anche che, di conseguenza, la dizione “gioco d’azzardo patologico” si semplifichi in “ludopatia” (che viene appunto da gioco) invece che in “azzardopatia” (la cui etimologia è chiara) e che questo accada anche ad opera di chi con il gioco d’azzardo ci lavora e ci lucra.
Perciò facciamo nostro l’appello contenuto nella suddetta lettera per l’uso della parola “azzardopatia” e dell’espressione “gioco d’azzardo” sui giornali, nelle leggi, nelle delibere e all’interno delle campagne sociali che si occupano di slot machine, gratta e vinci e “allegra” compagnia.
Sono perfettamente d’accordo. La nostra Associazione Sarda per lo Studio e gli interventi sul gioco d’azzardo patologico – Assi.Gap Onlus, – sta per portare a termine un Progetto commissionato dalla Provincia di Carbonia Iglesias, iniziato a gennaio 2013, e guarda caso il progetto, che prevedeva incontri di sensibilizzazione con studenti di scuole superiori e con i cittadini dei Comuni facenti parte della Provincia, l’avevamo intitolato ” L’azzardo non è un gioco”. E una delle cose che abbiamo sempre riferito al nostro pubblico è stata proprio l’inadeguatezza del termine “ludopatia” , nel contesto dell’azzardo.